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Sunday, 29 June 2025
Cos'hanno in comune J. Grinberg, D. Bohm e C.G. Jung ?
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Tuesday, 17 June 2025
Alla Ricerca del Sublime
Etimologia
Il termine "sublime" deriva dal latino sublimis
(o sublimus), composto da sub ("sotto", ma con
un'accezione di "dal basso verso l'alto") e limen
("soglia"). Il significato originario era quindi "che giunge fin
sotto la soglia più alta", suggerendo un'idea di elevazione, di qualcosa
che si protende verso l'alto, che supera un limite.
Significato
Il significato di "sublime" si è evoluto nel
tempo, pur mantenendo un nucleo di concetti legati all'eccellenza, alla
grandezza e all'impressione profonda.
In un'accezione più specifica e filosofica, specialmente a
partire dal Settecento, il sublime viene distinto dal "bello". Mentre
il bello è associato a ciò che ha armonia, ordine, misura e suscita un piacere
sereno, il sublime è legato a qualcosa di grandioso, smisurato, potente,
persino terrificante, che può generare un misto di piacere e sgomento, un
senso di inadeguatezza della ragione di fronte all'infinità o alla potenza
schiacciante, ma al contempo un'elevazione dello spirito che riconosce la
propria libertà e trascendenza.
Movimenti Culturali Associati
Il concetto di sublime ha avuto un'importanza fondamentale
in diversi movimenti culturali, in particolare a partire dal XVIII secolo:
- Antichità
Classica: Sebbene il termine "sublime" come categoria
estetica autonoma si sia sviluppato pienamente in età moderna, le sue
radici si trovano già nell'antichità. Il trattato Sul Sublime
di Longino (autore del I secolo d.C. o III secolo d.C., la cui
identità è incerta) è il testo di riferimento. Per Longino, il sublime
nell'eloquenza e nella poesia è quella "grandezza e dignità" che
suscita nel lettore o nell'ascoltatore un'elevazione, un'estasi, un senso
di meraviglia e ammirazione. Si manifesta attraverso l'intensità delle
passioni, la nobiltà del pensiero e la maestosità dello stile.
- Preromanticismo
(XVIII secolo): È in questo periodo che il concetto di sublime
acquista una nuova centralità e viene teorizzato in opposizione al bello.
Figure chiave sono:
- Edmund
Burke: Nel suo saggio A Philosophical Enquiry into the Origin
of Our Ideas of the Sublime and Beautiful (1757), Burke distingue
nettamente il sublime dal bello. Il sublime, per Burke, è associato a
sensazioni di dolore, pericolo, infinità, grandezza schiacciante e
oscurità, che, se non portano a un danno effettivo, generano un
"piacere negativo" o "terrore dilettevole". La
contemplazione di fenomeni naturali imponenti (montagne, tempeste,
abissi) o di opere d'arte che evocano tali sensazioni (come il Paradise
Lost di Milton) è l'ambito privilegiato del sublime.
- Gotthold
Ephraim Lessing: Anche Lessing contribuì al dibattito, seppur con
sfumature diverse, nel contesto della critica d'arte.
- Romanticismo
(XVIII-XIX secolo): Il sublime diventa una categoria estetica centrale
per i Romantici.
- Immanuel
Kant: Nella sua Critica del Giudizio (1790), Kant
approfondisce la distinzione tra bello e sublime. Per Kant, il bello è
legato alla forma e alla finalità dell'oggetto che genera un piacere
disinteressato. Il sublime, invece, si manifesta di fronte a ciò che è
smisurato, informe, potentissimo, e che eccede le capacità della nostra
immaginazione di comprenderlo. Tale esperienza, pur suscitando
inizialmente un senso di impotenza (sublime matematico, legato alla
grandezza infinita) o timore (sublime dinamico, legato alla potenza
irresistibile della natura), porta a una riscoperta della superiorità
della nostra ragione e della nostra libertà morale sulla natura
sensibile, generando un sentimento di rispetto e ammirazione. È
un'esperienza che ci riconcilia con la nostra finitezza e al contempo ci
eleva al di sopra di essa.
- Artisti
Romantici: Il sublime permea l'arte romantica, in particolare nella
pittura di paesaggio. Artisti come Caspar David Friedrich (Viandante
sul mare di nebbia) e J.M.W. Turner rappresentano paesaggi
imponenti, tempeste, naufragi, vulcani, esaltando la piccolezza dell'uomo
di fronte alla magnificenza e alla potenza travolgente della natura.
Anche in letteratura, poeti come Byron, Shelley e Leopardi esplorano temi
legati all'infinito, alla grandezza della natura e alla condizione umana
di fronte ad essa.
- XX
Secolo e Oltre: Sebbene il concetto di sublime abbia perso la sua
centralità dominante nell'estetica contemporanea, ha continuato a essere
oggetto di riflessione.
- Jean-François
Lyotard: Nel tardo Novecento, filosofi come Lyotard hanno ripreso il
concetto di sublime kantiano per esplorare le problematiche dell'arte
contemporanea, in particolare l'arte che cerca di presentare
l'impresentabile, il non rappresentabile, spingendosi oltre i limiti
della rappresentazione tradizionale.
In sintesi, la parola "sublime" ha percorso un
lungo cammino dall'idea di "ciò che si innalza" fino a diventare una
complessa categoria estetica che esprime un'esperienza al limite tra piacere e
sgomento, tra limitatezza umana e grandezza incommensurabile, rivelando al
contempo la nostra capacità di trascendere il sensibile e di confrontarci con
l'infinito.
...dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi...
(Giordano Bruno)
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